Carriera e Lavoro

Lavorare 4 giorni a settimana: utopia o realtà sempre più vicina?

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Immagina: è giovedì sera, e domani non si lavora. Non è vacanza, non hai preso permessi, semplicemente vivi in un mondo dove la settimana lavorativa è di 4 giorni. Fantascienza? Sempre meno.

Negli ultimi anni, il dibattito sulla riduzione dell'orario di lavoro è passato da sogno idealista a sperimentazione concreta. Nel 2025, aziende e governi stanno valutando – e in molti casi già adottando – la settimana lavorativa corta. Ma è davvero sostenibile per tutti? E soprattutto: funziona?

Perché 4 giorni invece di 5?

L’idea di base è semplice: lavorare meno ore, ma con maggiore efficienza. L’obiettivo non è “fare di meno”, ma “fare meglio”. Il modello standard di 40 ore settimanali, nato in piena rivoluzione industriale, ha forse fatto il suo tempo. Con l’avvento dello smart working, dell’automazione e di una maggiore attenzione al benessere, il tempo è maturo per rivedere le regole.

Cosa dice la scienza?

Studi condotti in diversi paesi – dal Regno Unito all’Islanda, passando per la Nuova Zelanda e il Giappone – hanno mostrato che ridurre la settimana lavorativa può portare a:

  • Maggiore produttività
  • Minore stress e burnout
  • Più soddisfazione sul lavoro
  • Meno assenteismo
  • Maggiore retention dei talenti

In molti casi, i dipendenti riescono a completare le stesse attività in meno tempo, grazie a una maggiore concentrazione, riunioni più brevi e una migliore organizzazione delle giornate.

Come funziona nella pratica?

La settimana corta può essere implementata in diversi modi:

  • 4 giorni da 8 ore: riduzione effettiva dell'orario (32 ore settimanali)
  • 4 giorni da 10 ore: stessa quantità di ore settimanali, ma concentrate
  • Settimana flessibile: ogni dipendente sceglie il giorno libero

Il primo modello è quello più ambizioso e, allo stesso tempo, quello che richiede un vero cambio culturale e organizzativo.

Chi lo sta già facendo?

Diverse aziende nel mondo hanno già adottato questo sistema, con risultati sorprendenti. In Islanda, un esperimento nazionale ha coinvolto oltre 2.500 lavoratori pubblici: la produttività è rimasta invariata o migliorata, mentre il benessere psicologico è aumentato.

In Giappone, Microsoft ha testato la settimana corta ottenendo un +40% di produttività. In Spagna, nel 2023, è partito un programma governativo per supportare le imprese che vogliono provare il modello 4-day week.

I vantaggi per le aziende

Oltre al benessere dei lavoratori, ci sono benefici anche per le imprese:

  • Riduzione dei costi energetici e operativi
  • Employer branding più forte
  • Più facile attrarre e trattenere talenti
  • Riduzione dei giorni di malattia

Ma è davvero per tutti?

Dipende. Alcuni settori – come quelli legati al customer service, alla sanità o alla produzione su turni – non possono semplicemente “chiudere il venerdì”. In questi casi, il modello va adattato con rotazioni, turnazioni o gestione flessibile dei team.

Anche per le PMI può essere complesso, soprattutto se manca un’organizzazione interna efficace o se si teme una perdita di produttività. Tuttavia, molte piccole imprese stanno dimostrando che, con le giuste strategie, si può fare.

E in Italia?

Nel nostro paese il dibattito è ancora in fase iniziale, ma ci sono segnali di apertura. Alcune aziende italiane, soprattutto nel settore digitale, stanno sperimentando formule ibride. Anche i sindacati e alcune forze politiche iniziano a discutere seriamente della possibilità di incentivare la settimana corta, almeno in alcune fasce di lavoro.

Una questione di cultura

In molte realtà, l’ostacolo principale non è organizzativo, ma culturale. Si misura la produttività in ore, non in risultati. Lavorare meno è ancora visto, in alcuni ambienti, come “lavorare meno seriamente”. Eppure, l’esperienza dimostra che non è così: meno ore possono significare più concentrazione, meno interruzioni, meno spreco di tempo in riunioni infinite o attività inutili.

Impatto sulla società

Una settimana lavorativa più corta potrebbe avere effetti positivi anche su scala sociale:

  • Più tempo libero = più tempo per famiglia, amici, attività personali
  • Più tempo per la formazione e l’aggiornamento professionale
  • Minore traffico nelle ore di punta
  • Minore impatto ambientale (meno spostamenti)
  • Stimolo all’economia locale (più tempo per consumare)

Criticità e rischi

Naturalmente, non mancano le criticità:

  • Rischio di sovraccaricare le ore rimanenti
  • Difficoltà nella gestione dei team distribuiti
  • Percezione di “perdita di controllo” da parte dei manager

Serve quindi un cambiamento coordinato e graduale, con il supporto di strumenti digitali, una forte leadership e un chiaro focus sui risultati.

In conclusione...

Lavorare quattro giorni a settimana non è più un sogno da visionari. È una realtà che si sta costruendo, passo dopo passo. Non è adatta a tutti, non è applicabile ovunque, ma è possibile. E sempre più persone e aziende la considerano una direzione inevitabile.

Il futuro del lavoro potrebbe non includere il venerdì. Ma potrebbe includere più tempo per vivere.

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