Il Codice da Vinci: tra verità storica e invenzione narrativa

post-img

Da quando è stato pubblicato nel 2003, Il Codice da Vinci di Dan Brown ha fatto molto più che vendere milioni di copie: ha scatenato una vera e propria guerra tra chi lo considera un capolavoro del mistero moderno e chi lo accusa di aver confuso milioni di lettori spacciando fantasia per verità storica.

Un romanzo che sa di documentario?

Dan Brown ha avuto un’intuizione geniale: inserire, all’inizio del suo romanzo, una frase che ha messo in crisi storici, religiosi e lettori: “Tutte le descrizioni di opere d’arte, architettura, documenti e rituali segreti in questo romanzo sono accurate.” Una premessa d’effetto, certo, ma ben lontana dall’essere del tutto vera.

Nel romanzo seguiamo il professor Robert Langdon e la crittologa Sophie Neveu in una corsa tra Parigi e Londra per svelare il mistero della discendenza di Gesù e Maria Maddalena, passando per Leonardo da Vinci, il Priorato di Sion, l’Opus Dei e i Cavalieri Templari. Il problema? Molti di questi elementi sono veri... ma in un modo molto più complicato (e spesso opposto) rispetto a come vengono raccontati.

Leonardo Da Vinci e l’Ultima Cena

Il capolavoro di Leonardo è centrale nel romanzo. Secondo il protagonista, accanto a Gesù, nell’Ultima Cena, non c’è Giovanni ma Maria Maddalena, e l’assenza di un calice visibile sarebbe la prova che “il vero Graal” è lei. Questa teoria, affascinante quanto controversa, è stata ampiamente smentita dagli storici dell’arte: la figura effeminata è coerente con la rappresentazione di Giovanni nel Rinascimento.

Il Priorato di Sion: invenzione documentata

Uno dei punti più dibattuti riguarda l’esistenza del Priorato di Sion. Il libro lo descrive come una confraternita antica incaricata di proteggere il segreto della discendenza di Cristo. Peccato che la “scoperta” storica su cui si basa tutto sia stata un falso costruito negli anni ‘50 da Pierre Plantard. Sì: una bufala autocertificata e poi ritirata.

Maria Maddalena e la teoria della discendenza

La possibilità che Maria Maddalena fosse la moglie di Gesù e che avesse generato una discendenza reale ha solleticato la fantasia di lettori e teorici per decenni. Sebbene alcuni vangeli apocrifi menzionino rapporti più stretti tra i due, non esistono prove storiche solide. L’ipotesi è suggestiva, ma resta nel territorio della speculazione.

L’Opus Dei: tra realtà e demonizzazione

Nel romanzo, l’Opus Dei viene rappresentata come un’organizzazione segreta e quasi settaria, i cui membri sono disposti a tutto pur di proteggere la Chiesa. La realtà è più sfumata: l’Opus Dei è una prelatura personale della Chiesa Cattolica, spesso controversa ma non certo un gruppo di assassini in tonaca. Il ritratto nel romanzo è romanzato, sì, ma anche fuorviante.

Il film: successo e critiche

Nel 2006, Ron Howard porta il romanzo al cinema con Tom Hanks nei panni di Langdon. Il film, fedele al libro ma diluito, divide pubblico e critica. Ottiene grandi incassi, ma viene attaccato per la rigidità dei personaggi e la narrazione troppo scolastica. Molti lo considerano un’occasione mancata per rendere il mistero ancora più potente sul grande schermo.

Perché ci piace credere che sia tutto vero?

Il successo del Codice da Vinci è legato anche al nostro desiderio di verità nascoste. L’idea che la Chiesa, Leonardo, e antiche società segrete abbiano cospirato per secoli è irresistibile. È la classica attrazione verso il “non ce lo dicono”, un bisogno quasi infantile di riscrivere la Storia per sentirsi più vicini alla verità.

Ma allora è tutto falso?

No, non è tutto falso. Alcuni riferimenti sono corretti, molte opere d’arte sono reali, i luoghi esistono. Ma il modo in cui tutto è stato collegato è frutto di una narrativa ben congegnata. Brown ha creato un gioco dove verità e invenzione si mescolano continuamente, e il lettore è invitato a crederci… anche quando non dovrebbe.

La responsabilità dell’autore

Molti studiosi hanno accusato Dan Brown di confondere la realtà, soprattutto perché ha presentato il romanzo come se fosse un saggio camuffato. Ma forse la responsabilità è anche del lettore, che tende a dare per scontato che, se una cosa è scritta in un libro famoso, allora dev’essere vera.

Ricordiamoci che è un romanzo, non una fonte storica

Il Codice da Vinci non è un trattato storico. È narrativa, ben costruita, ma narrativa. Ha avuto il merito di far avvicinare molti alla storia dell’arte e della religione, ma bisogna leggerlo per quello che è: un thriller. Un romanzo brillante che, però, gioca spudoratamente con la verità.

E in fondo va bene così. Basta non studiarci per l’esame di storia.

Chi Siamo

Rappresentiamo un gruppo libero di informazioni utili o di svago da poter consultare nel tempo libero. Su questo magazine puoi trovare notizie e curisoità, tool interessanti, e anche qualche piccolo passatempo.