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Dalle origini britanniche al sogno partenopeo: la storia calcistica di Napoli prima del Napoli

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Le prime tracce di calcio a Napoli: fine Ottocento

La passione per il calcio a Napoli ha radici ben più profonde della fondazione del celebre SSC Napoli. Già nel lontano 1896 si giocavano partite tra i soci dei circoli nautici cittadini. Sul campo del Campo di Marte, originariamente utilizzato per le corse dei cavalli, la squadra del Reale Club Canottieri Italia sfidava altri sportivi partenopei in quelle che furono le primissime manifestazioni del gioco del calcio in città. In quegli anni pionieristici, il calcio si mescolava con le attività nautiche e aristocratiche, più che con l’anima popolare che oggi lo contraddistingue.

I primi club cittadini e l’influenza inglese

Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, il calcio a Napoli si diffuse anche grazie alla presenza degli equipaggi delle navi britanniche che attraccavano nel porto. Proprio nei pressi del Mandracchio, i marinai inglesi improvvisavano match contro giovani appassionati napoletani, favorendo così la conoscenza delle regole e la diffusione del gioco.

Nel 1901 la Virtus Partenopea prende parte ai tornei della Federazione Ginnastica Nazionale Italiana, seguita da numerose iniziative che porteranno nel 1905 alla nascita del primo vero club calcistico: il Football Club Partenopeo, sostenuto anche dai figli di Edoardo Scarfoglio e Matilde Serao. Anche se l’esperienza durò poco, gettò le basi per la fondazione di quello che sarebbe diventato il Naples Foot-Ball Club.

La nascita del Naples e le prime vittorie

Nel novembre del 1905 nacque ufficialmente la sezione calcio del Reale Club Canottieri Italia, che nel 1906 si trasformò nel Naples Foot-Ball Club. La squadra divenne presto la più rappresentativa della città, riuscendo a vincere tornei come la Coppa Lipton (due volte contro il Palermo), la Coppa Salsi e la Coppa Noli da Costa.

Nonostante il calcio fosse ancora uno sport elitario, negli anni successivi nacquero numerosi club minori, spesso legati a famiglie nobili o borghesi della città: la Società Sportiva Napoli, l’Open Air Sporting Club, lo Sport Club Audace, la Juventus Sporting Club, l’Ilva Bagnolese e l’Associazione Calcio Vomero. Tuttavia, nessuno di questi raggiunse la popolarità del Naples.

La scissione: nasce l’Internazionale Napoli

Nel 1911, a seguito di divergenze tra la componente italiana e quella straniera all’interno del Naples, nacque l’Internazionale Napoli. L’anno seguente, la FIGC autorizzò per la prima volta l’ingresso delle squadre del Sud al massimo campionato. Le due squadre partenopee si affrontarono subito in un derby accesissimo, con il Naples che ebbe la meglio. Tuttavia, l’Internazionale si prese la rivincita nella stagione seguente, dimostrando quanto fosse già sentita la rivalità cittadina.

Dalla guerra alla crescita del movimento campano

La Prima Guerra Mondiale interruppe ogni attività calcistica. Al termine del conflitto, nel 1919, il numero delle squadre in Campania crebbe sensibilmente. Oltre a Naples e Internazionale, si aggiunsero realtà come Puteolana, Pro Napoli, Bagnolese e Pro Caserta. Tra il 1919 e il 1922 fu la Puteolana a dominare la scena regionale, arrivando addirittura alla Finale Sud nel 1922, persa poi contro la Fortitudo Roma.

Il Naples e l’Internazionale, invece, non riuscirono mai a imporsi a livello interregionale in quegli anni, pur partecipando regolarmente ai campionati FIGC. Emblematica la stagione 1920-21, quando il Naples riuscì ad accedere alla semifinale grazie alla squalifica della Puteolana, punita per un’invasione di campo proprio contro i partenopei.

L’ascesa del Savoia e la difficoltà dell’Internaples

Nel frattempo, il calcio campano vedeva l’esplosione del Savoia di Torre Annunziata, che nel 1924 giunse addirittura alla finalissima scudetto contro il Genoa. L’Internaples, nato dalla fusione tra Naples e Internazionale, non riuscì a reggere il passo: eliminato nelle semifinali di Lega Sud sia nel 1923 che nel 1924, fu addirittura fuori dal girone campano nel 1925, superato dal solito Savoia e dalla sorprendente Cavese.

La riscossa dell’Internaples nel 1925

Il 1925 segnò però una svolta. Il Savoia non riuscì ad iscriversi, e l’Internaples tornò a guidare la scena calcistica regionale. Sotto la guida dell’allenatore Carcano e con l’arrivo del giovane Giovanni Ferrari, i partenopei vinsero il campionato campano, superarono le semifinali di Lega Sud e approdarono alla finale contro l’Alba di Roma.

La finale Sud e la beffa contro l’Alba Roma

La gara d’andata della finale, giocata nella capitale, fu un disastro: 6-1 per l’Alba. Con l’introduzione del quoziente reti da parte della FIGC, il ritorno si preannunciava quasi impossibile. All’Arenaccia, l’Internaples partì all’attacco, ma riuscì a segnare una sola rete. L’Alba pareggiò nel finale, chiudendo i giochi. La delusione fu enorme, e il pubblico napoletano invase il campo. Ne seguirono sanzioni pesanti: squalifica dell’impianto di gioco, abbandono di Carcano e Ferrari e un clima molto teso in città.

L’eredità di una storia dimenticata

Questa lunga e affascinante storia, spesso trascurata rispetto all’epopea del Napoli moderno, racconta invece quanto profondo e radicato sia il legame tra Napoli e il calcio. Il tifo, la passione, l’identità popolare che oggi associamo agli azzurri affondano le proprie radici in queste squadre pioniere, nei derby cittadini tra Naples e Internazionale, nelle prime finali disputate nel Sud Italia.

Senza l’Internaples e le sue battaglie, forse non ci sarebbe stato il Napoli che conosciamo oggi. Ecco perché è importante ricordare, raccontare e riscoprire queste pagine di storia calcistica partenopea, che hanno fatto da fondamenta al mito del calcio napoletano.

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