Quando una storia finisce, può farlo in tanti modi. A volte ci si saluta con una stretta di mano e un "ti voglio bene lo stesso", altre con una battaglia degna di una serie Netflix. Ma una cosa è certa: se si è sposati, non basta cambiare casa o togliersi l’anello. Serve un percorso legale.
In questo articolo esploreremo tutto quello che succede, dal punto di vista pratico, quando due persone decidono di sciogliere un legame coniugale. Parleremo di tempi, differenze tra le varie fasi, figli, soldi, diritti e doveri. Senza toni da avvocato, promesso.
Separazione: il primo passo
In Italia, prima di poter concludere definitivamente un matrimonio, serve un passaggio intermedio: la separazione. È come un “periodo di riflessione”, ma con valore legale.
Tipi di separazione
- Consensuale: entrambi sono d’accordo su tutto (casa, figli, soldi, ecc.). È la via più rapida e meno costosa.
- Giudiziale: quando non si trova un accordo e ci si affida al tribunale. I tempi si allungano e le tensioni pure.
Durante questo periodo i coniugi non sono più obbligati alla coabitazione e si definiscono gli obblighi economici e genitoriali. Ma restano ancora sposati legalmente.
Quanto dura la separazione?
Per passare alla fase successiva, devono passare almeno sei mesi (se consensuale) o un anno (se giudiziale). In questo tempo, si spera che le acque si calmino e che entrambi abbiano capito cosa vogliono davvero.
Diventare legalmente "ex"
Dopo la separazione, se non c’è alcun desiderio di riconciliazione, si può chiedere lo scioglimento del matrimonio. Da quel momento si è ufficialmente divorziati, liberi di risposarsi e con un nuovo status civile.
Questo passaggio può avvenire in modo rapido se c’è accordo, o trascinarsi se le parti litigano su ogni dettaglio (capita più spesso di quanto pensi).
Figli: chi decide cosa?
Uno degli aspetti più delicati è la gestione dei figli. La legge italiana privilegia il principio della bigenitorialità, cioè il coinvolgimento attivo di entrambi i genitori, anche se non vivono più sotto lo stesso tetto.
Si definiscono:
- Affidamento (generalmente condiviso)
- Residenza abituale (dove vivono prevalentemente)
- Tempi di visita
- Contributo economico per il loro mantenimento
Il giudice ha sempre a cuore l’interesse del minore. E no, non è sempre vero che i figli restano alla madre: dipende dai casi.
La questione economica
Una delle domande più frequenti è: “Ma devo mantenere il mio ex coniuge?” La risposta è: dipende.
Il giudice valuta:
- Durata del matrimonio
- Condizioni economiche di entrambi
- Contributo dato da ciascuno alla famiglia
Se uno dei due ha sacrificato lavoro e carriera per la famiglia, potrebbe avere diritto a un assegno. Ma non è automatico.
Casa coniugale: chi ci resta?
Altro nodo critico. La casa in cui si è vissuto insieme può restare a uno dei due, spesso quello con cui vivono i figli. Ma se è in affitto o in comproprietà, le dinamiche cambiano.
È importante sapere che il diritto a restare nella casa non implica il trasferimento di proprietà. Si può vivere lì, ma non “ottenere le chiavi definitive” se non lo stabilisce un accordo o sentenza.
Tempi e costi: quanto ci vuole e quanto costa?
Se tutto fila liscio (cioè c’è accordo), si può concludere l’intero iter in circa un anno, con costi contenuti (tra spese legali e tasse di registro). Se invece si finisce in tribunale, i tempi possono allungarsi fino a 3-5 anni e i costi salire di molto.
Nel frattempo, la vita continua: si cambia casa, si riadattano le routine, si prova a ricominciare. E sì, si sopravvive.
Separarsi senza avvocato: si può?
In alcuni casi, sì. La legge permette la negoziazione assistita e il divorzio davanti al sindaco, se non ci sono figli minori o disabili e se l’accordo è totale.
In questi casi si riducono costi, tempi e stress. Ma serve comunque almeno un legale che rediga gli atti.
Come cambia la vita dopo?
Lasciamo da parte la legge, e guardiamo alle persone. Dopo una separazione ci si sente spesso disorientati. Cambia la quotidianità, il modo di relazionarsi agli altri, anche l’idea che si ha di sé.
Ma non tutto è negativo: molti riscoprono spazi personali, riprendono in mano passioni dimenticate, migliorano i rapporti con i figli e con sé stessi. Certo, ci vuole tempo. Ma arriva.
Cosa succede se uno dei due non vuole?
Non serve che siano entrambi d’accordo per iniziare la procedura. Chiunque può chiedere la separazione o il divorzio, anche se l’altro si oppone. In questo caso, si va davanti al giudice e si stabilisce ogni cosa tramite sentenza.
Non è simpatico, ma è previsto dalla legge. Nessuno è obbligato a restare in un matrimonio se non lo desidera.
Domande frequenti (che tutti fanno, anche se non lo ammettono)
- Posso risposarmi subito?
Sì, dopo il divorzio è possibile. Ma attento ai tempi tecnici per registrare tutto. - Devo cambiare cognome?
Le donne possono continuare a usare il cognome del marito, salvo diversa disposizione del giudice. - Che succede se uno si trasferisce all’estero?
La legge italiana continua ad applicarsi se il matrimonio è stato celebrato in Italia o da cittadini italiani.
Separazione o divorzio con figli adulti
Quando i figli sono maggiorenni, cambiano un po’ le regole. Non si parla più di affidamento, ma può esserci comunque un obbligo economico se i ragazzi non sono autonomi.
Ogni situazione viene valutata singolarmente. Non basta avere 18 anni per essere considerati “sistemati”.
E se non ci si sposa mai?
Le coppie di fatto non seguono le stesse regole. Niente separazione, niente divorzio. Ma attenzione: se ci sono figli o beni comuni, serve comunque definire responsabilità, divisioni, contributi.
Esistono strumenti legali specifici (come i contratti di convivenza) che aiutano a gestire anche queste situazioni.
Un consiglio non richiesto
Se sei in una fase complicata, parlane. Con un avvocato, certo. Ma anche con amici, familiari, psicologi. Separarsi è una trasformazione, non solo una fine. Capirlo può fare la differenza.
Conclusione
Uscire da un matrimonio o da una lunga convivenza non è mai semplice. Ci sono aspetti legali da gestire, emozioni da affrontare, nuove abitudini da costruire. Ma sapere come funziona tutto questo aiuta a vivere il cambiamento con più consapevolezza.
È un percorso, non un punto di arrivo. E sì, anche se ora sembra tutto complicato, domani può essere molto meglio.